Pensione di Reversibilità: cos’è, chi ne ha diritto e cosa succede in caso di separazione e divorzio

La pensione di reversibilità rappresenta uno degli istituti più rilevanti del sistema previdenziale italiano. Si tratta di una prestazione economica erogata dall’INPS riconosciuta in caso di decesso del pensionato (pensione di reversibilità) o dell’assicurato (pensione indiretta) in favore dei familiari superstiti, finalizzata a garantire una forma di sostegno economico dopo la perdita del coniuge o di un parente prossimo. Questo diritto, tuttavia, è regolato da una serie di condizioni e limiti, specialmente quando si entra nel campo delicato del divorzio.

pensione di reversibilità in caso di divorzio

A chi spetta la pensione di reversibilità

I principali beneficiari della pensione di reversibilità sono:

  • Il coniuge superstite o l’unito civilmente;
  • Il coniuge separato o divorziato, in determinate condizioni;
  • I figli, se minorenni, studenti o inabili al lavoro;
  • I genitori, in assenza di coniuge o figli;
  • Fratelli e sorelle non coniugati e inabili, se a carico del defunto.

È importante notare che la convivenza con il pensionato non è sempre requisito essenziale, ma può influenzare il riconoscimento in alcuni casi, ad esempio per i genitori.

La pensione di reversibilità al coniuge separato

La situazione del coniuge separato merita un approfondimento.
In caso di separazione con addebito, il coniuge superstite ha comunque diritto alla pensione di reversibilità, a condizione che percepisse un assegno di mantenimento al momento della morte dell’ex coniuge. La Cassazione, infatti, con ordinanza n. 9649 del 12/05/2015 ha chiarito che:

“La pensione di reversibilità, a seguito della sentenza della Corte costituzionale n. 286 del 1987, va riconosciuta anche al coniuge separato per colpa o con addebito, equiparato sotto ogni profilo al coniuge superstite (separato o non), dovendosi applicare ad entrambe le ipotesi l’art. 22 della legge 21 luglio 1965, n. 903, che non richiede, quale requisito per ottenere la pensione di reversibilità, la vivenza a carico al momento del decesso del coniuge e lo stato di bisogno, ma unicamente l’esistenza del rapporto coniugale con il defunto pensionato o assicurato, rispondendo la tutela previdenziale allo scopo di porre il coniuge superstite al riparo dall’eventualità dello stato di bisogno, senza che detto stato (anche per il coniuge separato per colpa o con addebito) ne sia concreto presupposto e condizione”.

Se invece la separazione era senza addebito, il coniuge superstite ha diritto pieno alla reversibilità, esattamente come nel caso di matrimonio in corso.

Pensione di reversibilità in caso di divorzio

Una delle questioni più dibattute riguarda la pensione di reversibilità in caso di divorzio.

L’ex coniuge divorziato può avere diritto alla pensione di reversibilità (o indiretta) se:

  • Era titolare di assegno divorzile;
  • Non ha contratto nuove nozze;
  • Il decesso è avvenuto dopo il passaggio in giudicato della sentenza di divorzio.

In presenza di questi requisiti, l’ex coniuge può presentare domanda per l’ottenimento della reversibilità.

Tuttavia, se il pensionato deceduto aveva contratto un nuovo matrimonio, la pensione di reversibilità verrà suddivisa tra il coniuge superstite e l’ex coniuge. La ripartizione non è automatica al 50%: essa viene determinata dal giudice, tenuto conto di una serie di requisiti da valutare caso per caso, tra i quali:

  • La durata dei rispettivi matrimoni;
  • L’ammontare dell’assegno divorzile;
  • La situazione economica delle parti;
  • La presenza di eventuali figli.

La Cassazione ha più volte affermato che il diritto dell’ex coniuge alla pensione di reversibilità non è subordinato alla prova del bisogno economico, ma è sufficiente la titolarità di un assegno divorzile e l’assenza di nuove nozze.

Cosa succede se l’ex coniuge non era titolare di un assegno divorzile

In mancanza di assegno divorzile, l’ex coniuge non ha diritto alla pensione di reversibilità in caso di divorzio.

Questo punto è cruciale e spesso sottovalutato al momento della trattativa di separazione o divorzio.

In alcuni casi, soprattutto nei divorzi consensuali, i coniugi decidono di rinunciare all’assegno divorzile. Tuttavia, questa scelta comporta anche la rinuncia implicita alla pensione di reversibilità, salvo il caso in cui il giudice riconosca ugualmente un diritto in via equitativa, evenienza però assai rara.

Conclusioni: pensione di reversibilità in caso di divorzio

La pensione di reversibilità è una prestazione fondamentale nel panorama previdenziale italiano, pensata per sostenere economicamente i superstiti di un pensionato (o assicurato).

Il diritto alla reversibilità si estende anche agli ex coniugi, ma solo a determinate condizioni, in primis la presenza di un assegno divorzile.

Per questo motivo, è importante affrontare il tema della pensione di reversibilità già in sede di separazione o divorzio, valutando attentamente le implicazioni di un’eventuale rinuncia all’assegno. Ogni caso ha le sue peculiarità ed è fondamentale rivolgersi a un avvocato per tutelare adeguatamente i propri diritti.

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