La Procura europea: un turning point per il perseguimento dei reati finanziari comunitari
L’articolo 3 TUE, tra gli obiettivi fondamentali dell’azione dell’Unione Europea, recita:
“L’Unione offre ai suoi cittadini uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne, in cui sia assicurata la libera circolazione delle persone insieme a misure appropriate per quanto concerne i controlli alle frontiere esterne, l’asilo, l’immigrazione, la prevenzione della criminalità e la lotta contro quest’ultima”.
L’istituzione della Procura europea rappresenta una pietra miliare nella lotta alla criminalità, laddove essa operi con l’intento di ledere gli interessi finanziari dell’Unione.

L’istituzione della Procura europea e il principio della cooperazione rafforzata
La Procura europea (EPPO) è stata istituita con il Regolamento (UE) 1939/2017, che rimanda alla Direttiva UE 2017/1371 (Direttiva PIF). Si tratta di un unicum nel panorama comunitario, essendo nata come forma di cooperazione rafforzata.
L’idea di cooperazione rafforzata sottolinea un aspetto positivo dell’integrazione tra Stati membri, ma al tempo stesso mette in evidenza come alcuni Paesi abbiano scelto di non aderire, per ragioni economiche, finanziarie o di volontà politica.
Attualmente, 24 Stati membri dell’UE hanno aderito, dimostrando che la tutela degli interessi finanziari comunitari è un’esigenza vitale e urgente.
L’adesione e il rispetto dello Stato di diritto
Secondo autorevole dottrina, l’adesione alla Procura europea è una prova del rispetto dello Stato di diritto, in quanto:
- garantisce autonomia e indipendenza all’organo giudicante;
- rafforza la lotta alla corruzione;
- migliora la tutela giurisdizionale nei settori disciplinati dal diritto dell’Unione.
Non a caso, l’Ungheria, protagonista della cosiddetta “crisi dello Stato di diritto”, ha scelto di non aderire, mentre la Polonia, dopo la decisione della Commissione Europea del 29 febbraio 2024, è entrata a far parte della Procura europea.
Le criticità della Procura europea
Nonostante l’importanza della EPPO, la dottrina processualpenalistica ha sollevato diversi profili critici, tra cui:
- diversità nei sistemi giudiziari: la prescrizione, i riti alternativi, la lingua degli atti e il sistema delle notifiche variano tra i diversi Stati membri, rendendo complessa l’armonizzazione.
- influenza politica: vi è il timore che la Procura europea possa esercitare una moral suasion sui giudici nazionali, condizionando le decisioni su misure cautelari e processi.
- parità delle armi nel processo: non esiste una vera e propria rete di difensori che possa bilanciare il potere investigativo della Procura europea. Inoltre, nei processi in materia tributaria, non è previsto l’accesso al gratuito patrocinio, limitando le possibilità difensive per alcuni imputati.
Il futuro della Procura europea e il ruolo della giurisprudenza
La Procura europea non è un organo al di sopra della legge (legibus solutus), né può violare i diritti soggettivi, in primis il diritto di difesa.
Il ruolo della giurisprudenza nazionale e della Corte di Giustizia dell’UE sarà fondamentale per:
- colmare le lacune normative ancora presenti nel regolamento della EPPO;
- garantire un equilibrio tra poteri d’indagine e diritti della difesa;
- definire un quadro procedurale più omogeneo tra gli Stati membri.
Conclusioni
L’istituzione della Procura europea segna un cambiamento epocale nella tutela degli interessi finanziari dell’Unione Europea.
Se da un lato rafforza la cooperazione giudiziaria transnazionale, dall’altro richiede miglioramenti normativi, per garantire:
- un processo equo e bilanciato tra accusa e difesa;
- un’armonizzazione delle procedure tra gli Stati membri;
- una maggiore tutela dei diritti individuali.
Il futuro della EPPO si svilupperà gradualmente, seguendo il principio dell’“Europa dei piccoli passi”, espresso da Robert Schuman nel 1950:
“L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto”.