La successione è disciplinata dalla legge o, quando presente, dal testamento che, in ogni caso, non può pregiudicare i diritti che la legge riserva ad alcuni soggetti, definiti “legittimari”.

In assenza del testamento, l’eredità del defunto si devolve, nell’ordine, al coniuge, ai figli, agli ascendenti, ai collaterali ed agli altri parenti fino al sesto grado ed infine lo Stato.

Non si diventa eredi automaticamente ma tramite l’accettazione che può essere espressa o tacita e cioè quando si compie un atto che presuppone la volontà di diventare eredi, come ad esempio la vendita di un bene ereditario.

Se non vi è testamento, il primo soggetto a cui viene devoluta l’eredità è il coniuge.

Al coniuge si devolve tutta l’eredità in mancanza di figli, di ascendenti e di fratelli o sorelle.

Se vi è un solo figlio, l’eredità si devolve al 50% al coniuge ed al 50% al figlio.

Se vi sono più figli, a loro è devoluta la quota di 2/3 dell’eredità ed al coniuge 1/3.

Se non vi sono figli ma ascendenti o fratelli e sorelle a loro è devoluta la quota di 1/3 dell’eredità ed al coniuge la quota di 2/3.

In assenza del coniuge, vi sono tre categorie di successibili in ordine di preferenza e cioè i figli, gli ascendenti e gli altri parenti. Se vi sono figli, l’eredità viene suddivisa tra gli stessi in parti uguali. Gli ascendenti ereditano solo in assenza di figli e gli è riservata l’intera eredità o, qualora in concorso con fratelli e sorelle, la metà.

Se il defunto muore senza lasciare coniuge, figli, o ascendenti, l’eredità spetta per intero ai fratelli ed alle sorelle, in parti uguali tra loro.

In assenza anche di questi ultimi, l’eredità spetta agli altri parenti fino al sesto grado con la regola che il parente presente di grado più prossimo esclude quello successivo e tra parenti di pari grado l’eredità viene suddivisa in pari quote.

Alcune categorie di soggetti sono definiti “legittimari” in quanto godono di una tutela rafforzata e gli è riservata una quota minima del patrimonio del defunto, cioè la c.d. “legittima” anche qualora il defunto abbia disposto tramite testamento in favore di altri.

La quota, invece, di cui il defunto poteva liberamente disporre a favore di chiunque sia tramite testamento che tramite donazioni è definita “quota disponibile”.

I legittimari sono il coniuge, i figli e gli ascendenti.

Non sono legittimari i fratelli e le sorelle: ciò significa che in assenza del coniuge, dei figli e degli ascendenti, il defunto è libero di lasciare il proprio patrimonio a chiunque.

Le quote di “legittima” o quote “riservate” sono stabilite dagli articoli 537 e seguenti del Codice Civile anche nei casi in cui siano presenti altri successibili anch’essi legittimari, oltre ad alcuni diritti specifici a favore del coniuge e sono:

• Se vi è un solo figlio, la quota a lui riservata ammonta alla metà del patrimonio, e l’altra metà è disponibile;
• Se i figli sono due o più, agli stessi è riservata la quota di due terzi e il residuo terzo è disponibile.
• Se non vi sono figli ma ascendenti, a costoro è riservata una quota pari ad un terzo del patrimonio e gli altri due terzi sono disponibili. Se insieme agli ascendenti vi è il coniuge, agli stessi spetterà un quarto del patrimonio ed al coniuge un mezzo del patrimonio mentre il restante quarto sarà disponibile.
• Se il coniuge non concorre con altri legittimari, gli è riservata la metà del patrimonio oltre solamente con gli ascendenti, allo stesso è riservata la metà del patrimonio oltre ai diritti di abitazione sulla residenza familiare e di uso sui mobili che la corredano. La restante metà è disponibile.

Se il coniuge concorre con un solo figlio, ad entrambi è riservata la quota di 1/3 del patrimonio ed il residuo terzo è disponibile. Nel caso in cui i figli siano due o più, agli stessi è riservata la quota di metà del patrimonio ed al coniuge la quota di ¼. Il residuo ¼ è disponibile.

Gli eredi, in proporzione alle loro quote ereditarie e soltanto a partire dal momento in cui l’eredità è accettata.

In linea di massima l’erede subentra nella stessa posizione del defunto e quindi è tenuto a pagare tutti i debiti pendenti.

Vi sono alcuni debiti che non si trasmettono agli eredi e che si estinguono con il defunto tra i quali:

• Le sanzioni amministrative, tra cui le multe, non si trasmettono agli eredi.
• Le sanzioni relative a debiti tributari come quelli per tasse dovute all’Agenzia Delle Entrate, all’ Inps, all’Inail, agli Enti Locali non si trasmettono agli eredi. Gli eredi sono pero’ tenuti a pagare le imposte non versate dal defunto, ma non le relative sanzioni.
• L’obbligo di corrispondere l’assegno di mantenimento all’ex coniuge od ai figli non si trasmette agli eredi. Il Giudice può pero’ imporre agli eredi l’obbligo di corrispondere un assegno periodico ma solo se vi è un grave stato di bisogno e l’ex coniuge può avere diritto ad una quota della pensione di reversibilità.
• Le sanzioni penali, avendo carattere personale, non si trasmettono agli eredi. Le obbligazioni civili derivanti da reato, come ad esempio l’obbligo di risarcimento del danno, al contrario si trasmettono agli eredi.
• I debiti di gioco e scommesse non si trasmettono agli eredi. Si tratta delle c.d. “obbligazioni naturali” non trasmissibili agli eredi.

Le ipotesi di invalidità del testamento sono, sostanzialmente, riassumibili in due tipologie:

• La nullità;
• L’annullabilità.

Rientrano nell’ipotesi di nullità del testamento i vizi di forma (ad esempio la mancanza dell’autografia nel testamento olografo o la firma) ed i vizi di sostanza per tutte le ipotesi vietate dalla legge come, ad esempio, i patti successori, il testamento congiuntivo o quello reciproco, il testamento in favore di soggetti incapaci a ricevere, la disposizione ereditaria rimessa all’arbitrio di un terzo, il testamento a condizione di reciprocità, il legato di cosa del legatario, la disposizione determinata da motivo illecito risultante dal testamento, la disposizione a favore di persona incerta, onere impossibile o illecito che ha costituito il motivo determinante della disposizione, la divisione testamentaria nella quale il testatore non abbia compreso qualcuno dei legittimari o degli eredi.

Rientrano nell’ipotesi di annullabilità l’incapacità di disporre per testamento ed i vizi della volontà del testatore.